Chi sono

Era difficile ammetterlo. Oltre alle pressioni sociali, economiche mi ero convinta che quella ormai era la mia vita, avevo passato anni di studi e colloqui per arrivare fin lì, e ora volevo mandare all’aria tutto. Ma ho capito che in quella dichiarazione c’era la vera forza che tanto stavo cercando.

La voglia di prendermi cura del mio benessere e della mia felicità mi ha spronato a licenziarmi.

Cosa avrei fatto adesso. Il pensiero di ritornare in ufficio, mi provocava un malessere fortissimo. Questo fu determinante per capire quale sarebbe stato il mio piano futuro, che già coltivavo come un pensiero emozionante mesi prima.

Per quanto sembrasse utopistico ai molti, il mio piano era lavorare da remoto come libera professionista, e potermi dare l’opportunità di conoscere il mondo viaggiando, la mia più grande passione, come Nomade digitale.

Era il 2015 e di Nomadi Digitali si iniziava a parlare solo in Usa.
All’epoca leggevo tantissimi articoli in inglese, mentre In Italia questo termine era sconosciuto. A chiunque confidassi il mio piano, non capivano e mi dicevano che ero troppo pretenziosa.

Non li ho ascoltati, credevo fosse possibile, e ho lavorato affinchè il mio lavoro da grafica si trasformasse in un lavoro da remoto.

Ho aperto la p.iva come libera professionista. Non mi importava se avrei guadagnato di meno, volevo essere libera senza vincoli geografici e riappropriarmi del mio tempo, mi importava solo quello. Per la prima volta volevo che fosse il lavoro ad adattarsi alla mia vita, senza togliere niente alla mia professionalità che non consisteva nel farsi vedere fisicamente, ma nella qualità del lavoro.

Appena ho potuto, sono andata a Tokyo, in Giappone per 3 mesi: Il paese di cui ero follemente innamorata. Lavoravo dalle 17.00 all’1.00 come grafica, in remoto per clienti in Italia ed esploravo Tokyo durante il giorno. È stato un periodo in cui, dall’oscurità e incertezza totale, ho sviluppato la consapevolezza che quello poteva essere il percorso giusto per me.

Da allora non mi sono più fermata: ho continuato a girare il mondo, in una mano la macchina fotografica, sotto l’altro braccio il mio laptop.

Avevo una doppia identità: di giorno ero una viaggiatrice, di sera una graphic designer nomade digitale.

Ho aperto i miei canali social sotto il nome di Wild at Earth e ho condiviso attraverso i video le mie scoperte, gli stili di vita oltre oceano, luoghi e immagini che mi incantavano.

Ma la viaggiatrice reporter video maker pian piano prendeva sempre più il sopravvento su quella doppia identità. Ero sempre più innamorata del mondo, delle avventure e delle culture.

Tutti i miei risparmi e guadagni erano subito investiti in viaggi.
Volevo raccontare il mondo alle persone e concentrarmi solo su questo. 

Ma non solo. Volevo raccontare quello che ero riuscita a fare, condividendo la mia storia per essere d’ispirazione a chiunque stesse passando quello che avevo vissuto io: come una ragazza intrappolata in un lavoro d’ufficio, depressa e bersaglio di mobbing, lavorando per diventare una nomade digitale fosse riuscita a realizzare il suo sogno.
Viaggiavo da sola e volevo essere di esempio ad altre ragazze a farlo senza paura.

Volevo sfatare delle convinzioni sia sul mondo del lavoro, sia sugli stereotipi del mondo. Sui limiti mentali che si insinuano nella nostra vita.

Viaggiare ti insegna ad abbatterli e ad aprire la mente, ragionare e vivere da persona libera, andare contro i pregiudizi e sfatarli, abbattere i muri della diffidenza e avvicinarti alle culture per renderti conto che siamo più simili che diversi, ti insegna ad empatizzare con le persone. 

Con gli anni, condividendo sempre più contenuti sotto forma di video di viaggi e fotografie sui miei canali social e su testate online, la mia esperienza e il mio pubblico è aumentato.
Questo si è trasformato nel lavoro che faccio oggi: Una content creator di viaggi, travel reporter e video maker permettendomi di lavorare a tempo pieno con enti del turismo, agenzie di viaggio, brand.